Femminicidio, strage infinita

Non si arresta la violenza di genere : 100 donne uccise nel 2024
I dati ISTAT del 2024 sui femminicidi in Italia sono allarmanti: 109 vittime, di cui 95 uccise in ambito familiare; di queste, 59 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner. In media viene uccisa una donna ogni tre giorni e, con l’anno nuovo, le cose non sembrano andare meglio: tra gennaio e inizio febbraio le vittime sono già 4. Si è parlato molto di violenza di genere, soprattutto dopo due sentenze importanti : ergastolo a Filippo Turetta, per l’ omicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin ed ergastolo ad Alessandro Impagnatiello, per l’ omicidio della sua compagna e futura mamma, Giulia Tremonti. Queste due storie di cronaca tanto efferate, nelle quali le vittime erano due ragazze, hanno risvegliato le coscienze sul tema del femminicidio. Gino Cecchettin , padre di Giulia, ha creato la fondazione di Giulia, nella quale si impegna nella lotta contro la violenza di genere, perché la morte della figlia non sia del tutto inutile. Questa fondazione è nata dalla volontà di Gino, Elena e Davide per onorare la memoria di Giulia, figlia e sorella, e trasformare il dolore in un’opportunità per la società.


La violenza di genere ha una matrice culturale, anche perché si fonda sulla disparità. Nella cultura patriarcale la donna ha un ruolo minoritario, a tal punto che , a volte, la stessa donna non percepisce nella relazione avvisaglie di disagio o pericolo. La gelosia, il possesso, il dover chiedere permesso ad un uomo, l’isolamento che i violenti attuano verso le compagne, sono indicatori di una relazione non paritaria, di una pericolosa limitazione della libertà e dei diritti. Se un uomo, per esempio, controlla o gestisce il denaro e le spese della propria compagna (in Italia una donna su tre non ha un conto corrente personale) è violenza economica, poi, da qui, è facile arrivare a quella psicologica e fisica.
Cosa si può fare per prevenire la violenza di genere?
Bisognerebbe sensibilizzare l’ opinione pubblica, proprio come sta facendo Gino Cecchettin, e, quindi, promuovere campagne informative, eventi culturali, condividere testimonianze, in modo da rompere quel silenzio e quella paura, che circondano le vittime di violenza; una sorta di rivoluzione culturale, perché la società ha ancora forti pregiudizi al riguardo e un alto livello di accettabilità della violenza sulle donne, che è diffuso, paradossalmente, proprio tra i più giovani. Inoltre servirebbe più sicurezza per le donne che denunciano, la certezza che chi ha fatto loro del male, non possa più farne. Insomma c’è ancora tanto da lavorare dal punto di vista politico e sociale , perché non si dica più: NON UNA DI MENO.