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Autore: Luigi Chiaro

Napoli, capitale del Cinema

Può forse sfuggire a qualcuno che Napoli sia riconosciuta riconosciuta da tempo come una capitale europea in grado di gareggiare con le grandi città del mondo. In primis per l’afflusso di turisti che la città accoglie ogni anno e che ha fatto registrare numeri da capogiro, in secondo luogo per quello che la città partenopea può offrire. Napoli viene riconosciuta come patrimonio del mondo in ogni senso e in ogni campo. Non solo la si può vivere in prima persona, ma può essere guardata anche attraverso i mezzi di comunicazione.

Nel 1900 la città si è fatta valere nel campo cinematografico e soprattutto in quello teatrale, dove sembra quasi superfluo citare De Filippo; anche chi non lo conosce sa chi è. Un’attrazione gravitazionale quella che lega Napoli con la grandezza dei cambiamenti storici, sociologici, demografici e, più importanti ancora, cinematografici. Negli anni ’30, durante il regime, Napoli iniziò a ricoprire un ruolo chiave nella propaganda fascista che avanzava a grandi passi nelle tecniche comunicative. Mussolini, che sapeva comunicare come un personaggio rientra perfettamente nella sua parte, faceva da regista e montatore nei suoi discorsi al popolo e “manovrava” anche il cinema con l’Istituto Luce. La realtà cittadina doveva essere pulita, bella, ordinata.

Ad esempio, nel 1932 Alessandro Blasetti diresse il famosissimo commediografo Raffele Viviani nel film La Tavola Dei Poveri, in cui un ricco marchese perdeva la sua ricchezza e diventava povero. Ma l’esempio di povertà nel film era sicuramente più pulito, non si accennava a povertà vera o ai barboni, perciò il lungometraggio venne girato in luoghi pulenti della città come Mergellina. Un distacco netto della realtà imposta dal regime per non ricadere nel decadentismo.

La differenza netta si avverte già quattordici anni dopo: Napoli è cambiata, la guerra l’ha quasi distrutta. Il cinema italiano di quel periodo è rappresentato dai Neorealisti, scesi in strada per girare film, girare la vita di quegli anni difficili. Roberto Rossellini arriva a Napoli neanche dodici mesi dopo la vittoria degli alleati per dirigere il secondo capitolo di Paisà (1946) ed è il miglior film in cui possiamo vedere la realtà della nostra Napoli liberata da vicino. Un bambino, “nu scugnizzo”, ha intenzione di derubare un afroamericano della MP ubriaco su Via Marina. Napoli bombardata a cielo aperto è una tristezza per gli occhi, ma riesce a ribadire la sua importanza anche così, spogliata.

Nuova Roma

Napoli quindi non si impone solo per la sua cultura, storia e arte che l’hanno contraddistinta nei secoli, ma continua a mantenere una propria egemonia. Al netto di moltissimi problemi cittadini e amministrativi che si protraggono da anni, la città continua a vivere periodi fiorenti quando si parla di media. Non a caso quindi, Napoli rientra a pieno diritto nelle televisioni di tutti.

Prima era Roma, con Cinecittà (di importanza assoluta ancora odiernamente) oggi è il capoluogo campano ad attirare una miriade di produzioni che lavora a prodotti di prima serata. Al di sopra di tutti, gioielli della Rai, Mina Settembre e L’Amica Geniale: entrambe queste fiction, che registrano milioni di spettatori, sono state girate e ambientate a Napoli. Per L’Amica Geniale c’è la co-produzione di HBO e Wildside, un set enorme è stato costruito a Caserta per ricreare il vero Rione Luzzatti con tanto di green screen per la CGI. Mina Settembre è ambientata nei vicoletti storici come i Quartieri Spagnoli e il Rione Sanità. Napoli è arrivata anche all’Academy con l’ultimo film di Sorrentino.

La città pullula di set che durano per mesi e che non fanno altro che accrescere la notorietà di Napoli in Italia e all’estero. Gomorra, anche se non mostra pregi ma delle tristi realtà, è stato esportato con successo all’estero. Diventa consuetudine e motivo d’orgoglio quel prodotto, che arriva in una casa e che spinge una persona a visitare questa bellissima città.

La scuola di tutti

Fare cinema, lavorare nel cinema non è un mestiere di tutti. In termini di accessibilità non è una scuola o un’università che permette l’accesso diretto nel mondo in cui tanti sognerebbero di parteciparvi. E siccome Napoli è nella mente di tanti la nuova capitale del cinema, c’è una proposta: costruire una scuola di cinema. Non un’università, ne un accademia privata. Una scuola in cui tutti potrebbero andare, studiare e un giorno lavorare. La proposta è reale sotto forma di lettera, che venne firmata nel maggio del 2020 da illustre personalità del mondo cinematografico come Sorrentino. L’Albergo Dei Poveri in Piazza Carlo III, abbandonato e in rovina, potrebbe essere la sede perfetta della Scuola Nazionale del Cinema di Napoli, una struttura enorme con tantissime stanze, che se ristrutturata darebbe spazio a molteplici attività. Oggi è una proposta, domani forse una realtà.