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Autore: Espedito Pistone

Artecard diventa rosa per la prevenzione del tumore al seno

Campania>artecard aderisce al mese della prevenzione al tumore al seno e lo fa mostrando sui illustrazioni in rosa ispirate a tre iconiche statue femminili che sono conservate in alcuni tra i principali luoghi della cultura inseriti nel circuito Artecard.
I canali Facebook, Twitter e Instagram di Artecard diffonderanno una versione speciale di alcune opere d’arte che sono state selezionate con l’obiettivo di sensibilizzare l’utenza sull’importanza della prevenzione al tumore al seno.

Prevenzione al tumore al seno: le tre immagini che saranno diffuse

  • L’ Afrodite Sosandra del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La statua proviene dalle Terme di Baia ed è una replica romana di un originale greco presente all’ingresso dell’Acropoli di Atene. “Sosandra” significa “Salvatrice degli Uomini”.
  • Le Cariatidi del Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia, dedicato alle donne di Carie, antica città greca della Laconia, fatte schiave dagli Ateniesi e raffigurate dagli scultori greci in funzione di colonne.
  • L’Hera in trono del Parco Archeologico di Paestum e Velia. Una statua che raffigura la dea in trono con piatto o contenitore rituale (phiale) nella mano destra e melograno nella sinistra; la sua testa è cinta dal copricapo (pòlos) di origine orientale, tipico di alcune divinità femminili.
I profili di Artecard pubblicheranno, inoltre, “In seno al caos”, cortometraggio animato dedicato al mese della prevenzione del tumore al senso e realizzato da Fiamma Olivieri, in arte LaJanara, illustratrice campana laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.

Procida 2022, “I Greci prima dei Greci” in mostra

 “I Greci prima dei Greci. Alle origini della presenza ellenica nel Golfo di Napoli” è un progetto promosso da Procida Capitale italiana della cultura 2022. La mostra, aperta fino al 31 dicembre, è nata dalla collaborazione tra il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli e il Museo Civico di Procida “Sebastiano Tusa”. Si avvale del contributo della Regione Campania.

In mostra reperti mai visti prima

Il percorso, che ha il merito di mostrare per la prima volta una serie di reperti mai esposti prima, si sviluppa in tre luoghi,. Partenza dal Museo Civico di Procida, dove si presenta il ruolo di Vivara nella media età del Bronzo, quando sull’isolotto giunsevano dalla Grecia mercanti micenei alla ricerca di metalli.
Si prosegue al MANN con uno spazio dedicato alla civiltà micenea e alle relazioni tra Egeo e area campana nella prima metà dell’VIII secolo a.C. Quando nacque Pithekoussai, l’odierna Ischia.
Infine, si arriva al Castello di Baia, a Bacoli, dove ha sede il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, per incontrare la fondazione di Cuma, dove i Greci impiantarono una vera e propria città, con centro abitato, necropoli e santuari.
Con questa mostra straordinaria, ideata per esplorare il passato remoto della nostra civiltà sottolineando la centralità della Campania e del golfo di Napoli, abbiamo ancora una volta messo in relazione Procida, Capitale italiana della cultura, con i Campi Flegrei e Napoli, in un’ottica di relazioni che, avviandosi già con la redazione del dossier, ha percorso tutto il nostro programma culturale, divenendone linfa vitale. – sottolinea Agostino Riitano, Direttore di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022 – L’esito è un percorso di visita che abbraccia tre grandi eccellenze dell’archeologia del nostro Paese, costruendo un ampio racconto in grado di affascinare il visitatore e di approfondire pagine affascinanti della nostra storia”.
Siamo orgogliosi di poter mostrare all’Italia e al mondo la nostra storia, e ancor di più di farlo in sinergia con una serie di realtà istituzionali che hanno, sin dal primo momento, creduto nel progetto di Procida Capitale. Procida e i Campi Flegrei hanno molto da raccontare, anche attraverso l’archeologia, e questo percorso non potrà che accrescere il fascino delle nostre terre, in un anno così straordinariamente intenso”, sottolinea il sindaco di Procida, Dino Ambrosino.
La mostra è di grande interesse perché mette al centro dell’attenzione le relazioni tra mondo Egeo e Occidente nel periodo che precede la colonizzazione greca dell’Italia meridionale. –  sottolinea Teresa Elena Cinquantaquattro, Soprintendente ‘Archeologia, Belle Arti e Paesaggio’ per l’area metropolitana di Napoli – La Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Napoli ha contribuito all’evento supportando le iniziative del Museo Civico di Procida ‘Sebastiano Tusa’ e partecipando all’allestimento del MANN: qui, in esposizione, i materiali restituiti dal villaggio dell’età Bronzo Recente e Finale (XIII-XII sec. a.C.) messo in luce tra il 2004 e il 2009 prima della costruzione dell’edificio progettato da Zaha Hadid. Di grande importanza le ceramiche micenee e italo-micenee che testimoniano l’apertura delle comunità locali ai contatti esterni lungo le rotte mediterranee”.

Il Museo Civico di Procida è stato uno dei punti cardine del dossier di candidatura di Procida Capitale Italiana della Cultura. – spiega Nicola Scotto Di Carlo, Direttore del Museo Civico Sebastiano Tusa – Con la Missione Archeologica Vivara, insieme alla Soprintendenza Archeologica dell’area metropolitana di Napoli, e il percorso del Museo Civico uniamo in un percorso fluido la ricerca scientifica, le attività di tutela, conservazione e divulgazione delle provenienze dagli scavi preistorici di Vivara. Vivara è la custode delle tracce più antiche di quelle interazioni commerciali e culturali che avvenivano nel Mediterraneo. Interazioni che significano contaminazioni tra i popoli che costruivano le basi del loro sviluppo sociale, del loro modo di vivere e dell’articolazione delle proprie economie. La collezione esposta delle ceramiche egee-micenee ne fornisce piena testimonianza e avvia il percorso narrativo-espositivo de ‘I Greci prima dei Greci’, per il quale, in pieno spirito di collaborazione, vorrei ringraziare il Direttore del MANN Paolo Giulierini nell’aver concesso in prestito al nostro Museo il corredo funerario cumano allo scopo di rafforzare il legame tematico e bi-direzionale delle nostre rispettive collezioni”.

“Sin dalla nascita della candidatura – dice il Direttore dell’Archeologico, Paolo Giulierini – il Museo Archeologico Nazionale di Napoli fa orgogliosamente parte della grande squadra di Procida Capitale italiana della Cultura. E non poteva essere diversamente, non solo per il valore storico altissimo di questo territorio e la prestigiosa vetrina guadagnata, ma soprattutto perché ispirati dal magnifico slogan ‘La cultura non isola’,  insieme rafforziamo sempre più le  nostre ‘reti’. Lo dimostra ancora una volta questa preziosa mostra ‘diffusa’ che al MANN ha un suo significativo approdo nella sezione Preistoria e Protostoria. Il percorso propone pezzi mai esposti e vasi micenei della collezione, rimandando alla storia antichissima di Procida e Vivara, mentre al Museo Civico andrà in prestito un corredo funerario da Cuma.  Un nuovo straordinario invito a viaggiare sulle rotte flegree”.

Molti sono i luoghi del Mediterraneo che incarnano il senso dell’incontro e del confronto tra popoli e culture e tra di essi sicuramente possiamo annoverare la costa flegrea. – dice il Direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, Fabio Pagano – Nella metà dell’VIII sec. a.C. con la fondazione di Cuma la storia imprime una formidabile accelerazione allo sviluppo di un nuovo sistema di relazioni. Siamo abituati a studiare e valutare le conseguenze e gli esiti di questo importante avvenimento. Il progetto “I greci prima dei greci” ci porta invece a indagare il prima, a esplorare la complessità e la stratificazione delle relazioni culturali del Mediterraneo antico, i precedenti storici dei rapporti tra i greci e la Campania. Un progetto che indaga antiche reti di contatti e che si fonda sulla moderna collaborazione di Istituzioni territoriali che hanno lavorato insieme per ribadire la centralità dell’area flegrea nell’evoluzione storica e sociale del Mediterraneo”.

Al Madre, “Spettri: palinsesti della memoria”

La prima buona notizia è che l’ingresso è gratuito. La seconda (che potrebbe essere anche la prima, data l’importanza) è che si potranno vedere per la prima volta opere della collezione del museo d’arte contemporanea della Regione Campania mai esposte prima, che testimonia il costante lavoro di ampliamento del patrimonio dell’istituzione.

Titolo dell’allestimento: “Spettri: palinsesti della memoria”, a cura di Kathryn Weir. Come approccio tematico è stato scelto il mito del progresso partendo dal Sud, il quale permette di creare nuovi quadri e approfondimenti per rinnovare lo sguardo del visitatore sulle opere della Fondazione Donnaregina.

In occasione dell’inaugurazione, il 5 ottobre, alle ore 18.00, si terrà la proiezione in anteprima del film “ZioRiz”, di Raffaela Mariniello. Interverranno, con l’artista, la Presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee Angela Tecce, la Direttrice artistica del museo Madre Kathryn Weir, la giornalista e Presidente della Film Commission Regione Campania Titta Fiore, il produttore Angelo Curti.

Il film “ZioRiz” segue dalla sorgente alla foce il corso del Volturno, il fiume più lungo dell’Italia meridionale, attraversando e ricreando suggestive zone dello sguardo e dell’ascolto indicate, in una tripartizione al contempo cruda e poetica, come Terra fertile, Terra di lavoro, Terra dei fuochi.

“ZioRiz” è il nome della canoa canadese sulla quale un uomo ridiscende le acque del fiume Volturno, a partire dalla sorgente di Rocchetta al Volturno, paradiso naturalistico incontaminato.

Undici gli artisti in mostra: Betty Bee (Napoli, 1963); Gregorio Botta (Napoli, 1953); Rä di Martino (Roma, 1974); Lino Fiorito (Ferrara, 1955); Ann Veronica Janssens (Folkestone, Regno Unito, 1956); Ibrahim Mahama (Tamale, Ghana, 1987); Raffaela Mariniello (Napoli, 1962); Raffaela Naldi Rossano (Napoli, 1990); Gloria Pastore (Napoli, 1946); Elisa Sighicelli (Torino, 1968); Gian Maria Tosatti (Roma, 1980), rappresentati da 15 lavori.

Tre cose da vedere a Napoli

Sai quali sono le tre cose da vedere a Napoli? Noi si e le abbiamo moltiplicate per cinque, perché cinque sono i sensi, e dovrai usarli tutti, per entrare nel cuore e nella storia di questa incredibile città, nata appena duemilacinquecento anni fa.

Tre cose da vedere a Napoli, la vista

Sei vuoi guardare il Vesuvio da Napoli non c’è che l’imbarazzo della scelta. Noi ti consigliamo di farlo da una delle feritoie di Castel dell’Ovo che affaccia su Sua Maestà, come affettuosamente i Napoletani chiamano il loro vulcano.
C’è un angolo di piazza San Domenico Maggiore dal quale poter guardare contemporaneamente la Basilica di San Domenico Maggiore e l’Obelisco di San Domenico: si trova sul marciapiede posto al termine di Via Mezzocannone, all’incrocio con Spaccanpoli.
La stazione Toledo della metropolitana di Napoli è la più bella d’ Europa. Lo ha detto il Telegraph, lo dicono tutti quelli che la vedono. Il giornale britannico ha raggruppato in una fotogallery le 22 stazioni più incantevoli tra le fermate delle metropolitane europee.

Tre cose da vedere a Napoli, l’udito

Mercato del Borgo di Sant’Antonio Abate

Dal pesce fresco all’abbigliamento, dal pane appena sfornato alle calzature adulto-bambino. Ogni mercanzia trova casa al Borgo e ognuno dei venditori “urla” la qualità di ciò che vende.

Nel sottosuolo della città c’è la Napoli Sotterranea

Cave naturali create togliendo il tufo per costruire case, poi riempite con i rifiuti. Svuotate per farne cisterne di acqua prima e ricoveri anti aerei durante la Seconda Guerra Mondiale.

Qui è il silenzio a farla da padrone.

Lungomare Caracciolo

Lungomare Caracciolo, all’altezza della Marina Molo Luise, il vociare dei pescatori appena approdati che vendono ai passanti il pescato freschissimo della notte appena trascorsa. Attenzione, occorre svegliarsi molto presto.

Tre cose da vedere a Napoli, il gusto

Ma veramente volete passare per Napoli senza assaggiare il suo caffè? Probabilmente ci sono più posti dove bere l’oro nero che chiese, in una città che ne conta circa 500, tanto che Napoli viene definita la città delle 500 cupole. Vi diamo due diritte: il mitico Gambrinus e il caffè del Professore, entrambi in piazza Trieste e Trento, non lontano dal Lungomare più bello del mondo.
La pizza, una buona pizza si può mangiare ovunque. La pizza Margherita è la più famosa. Nata, secondo la leggenda, a Napoli nel 1889 per mano di un abile pizzaiolo Raffaele Esposito, durante la visita a Napoli del re d’Italia Umberto I di Savoia. La regina Margherita, si narra, ne rimase talmente estasiata che il pizzaiolo decise di battezzarla con il suo nome.
La sfogliatella si presenta in due varianti principali: può essere sfogliatella riccia, se preparata con pasta sfoglia oppure sfogliatella frolla, se preparata con la pasta frolla. Comunque sono entrambe buonissime! Le famiglie Attanasio e Carraturo si contendono il primato di produttori della migliore sfogliatella di Napoli.

Tre cose da vedere a Napoli, l’olfatto

“A Marechiare ce sta ‘na fenesta”, scrive Salvatore Di Giacomo e la sua poesia diventa la canzone che ha fatto il giro del mondo. A fenestella e Marechiaro esiste per davvero e se vai a vederla fermatevi a “odorare” il mare. In quel punto grazie alle correnti e alla presenza di alghe profumate porterai con te il ricordo di un odore che non ti lascerà più.
Gli odori del mondo vegetale li trovi all’Orto Botanico. Su una estensione di 12 ettari ci sono circa 9000 specie vegetali e quasi 25000 esemplari. Conosciuto anche come Real orto botanico, è una struttura dell’Università Federico II, che fa parte della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali.
Alla Solfatara di Pozzuoli, in provincia di Napoli, si trova uno dei quaranta vulcani che costituiscono i Campi Flegrei. L’odore di zolfo che si respira in tutta quanta la vasta area rimarrà un’esperienza olfattiva indimenticabile.
Tre cose da non perdere a Napoli, il tatto

A Pizzofalcone si è costituito il primo nucleo abitativo della Città di Partenope. Qui c’è il tufo di cui è costituita tutta la parte antica di Napoli. Recati a Pizzofalcone e accarezza il tufo naturale, sarà un viaggio sensoriale che ti metterà in contato con il passato.
A San Gregorio Armeno ci sono i pastorai e l’antica tradizione della creazione di pastori di terracotta, tramandata di padre in figlio. Se non rompi, altrimenti paghi, puoi toccare le piccole realizzazioni, in alcuni casi delle vere e proprie opere d’arte.
Prima di andare via tocca l’aria di Napoli! Accarezza il profilo del Vesuvio, disegna la felicità che hai provato con ampi movimenti delle mani e individua il momento in cui sei stato meglio: mettici un punto. Adesso capisci perché “Vedi Napoli e poi muori”. E’ un augurio! Hai visto così tanta bellezza e ora hai tutto il tempo per prendertela comoda a finire i tuoi giorni in un tempo il più lontano possibile. Solo dopo aver visto Napoli, almeno una volta vita, ci si può dedicare a sé stessi.