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Festa dei nonni: l’influenza nella gastronomia

Festa dei nonni

Il 2 ottobre la società urbanizzata si è apprestata a vivere un altro trend, la festa dei nonni, un doveroso riconoscimento, con l’intento di ripagare tutti gli insegnanti di vita trasmessi senza mai chiedere nulla in cambio, soprattutto se si parla di cucina.

Dove ci sono i nonni, c’è un pasto caldo, dove c’è un pasto caldo c’è casa.

A chi non è mai capitato di avere una giornata no, andare a casa dei propri nonni, consumare il proprio piatto preferito rigorosamente fatto in maniera tradizionale, dimenticando per un attimo ciò che ci passa per la mente? La cucina è sicuramente la dimostrazione d’affetto più grande che ci possa essere, dice in una intervista lo chef Antonino Cannavacciuolo, alla quale non possiamo fare altro che confermare questa  tesi.

l’influenza dei nonni nella gastronomia

Nell’evoluzione della gastronomia campana, c’è sicuramente tanta contaminazione dei nostri cari nonni; se solo si pensasse alle nuove generazioni ed ai nuovi format di cucina, potremmo intravedere quanto la cucina rivisitata odierna, altro che non è, una cucina tradizionale evoluta. La riscoperta della materia prima, lo stretto rapporto tra produttore e consumatore, le tecniche di cottura blande per non rovinare la purezza degli alimenti; sono tutte azioni che erano quasi routine per i nostri progenitori. Queste figure, non solo ci hanno aiutati in una buona educazioni alimentare, uno dei più grandi problemi oggi giorno per insurrezione di malattie cancerogene, ma ci hanno anche insegnato cosa significhi consumare un piatto di pasta in famiglia, riscoprendo e trasmettendo alle future generazioni uno degli aspetti più importanti della dieta mediterranea: la convivialità; mi sento in dovere di citare una delle frasi più iconiche di Plutarco:” Noi non mangiamo e beviamo, ma mangiamo e beviamo insieme”.

Dove mangiano tre, mangiano anche quattro

Questa è una delle frasi più sentite al sud, che ci fa riflettere su quanto riescano a fare economia alimentare, azzerando qualsiasi forma di spreco; la domanda poi sorge spontanea, ma quanto erano avanti i nostri nonni? Lo spreco alimentare oggi giorno riuscirebbe a soddisfare circa tre volte quella che anche dall’OMS, viene definita fame nel mondo, purtroppo però tra il dire ed il fare c’è ancora un gap troppo distante. Questa soluzione non incide però solo sulla carenza di cibo nel mondo, ma anche in termini di sostenibilità, forse il tema più discusso negli ultimi anni; spreco zero, significa riciclo a 360 gradi, che in termini di benefici li traduciamo nella possibilità di garantire alle future generazioni lo stesso stile di vita che noi abbiamo oggi. Non ci tocca fare altro quindi che ringraziare queste figure portanti della nostra vita, per averci insegnato indirettamente da dove ripartire, per un mondo migliore e più sano.

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Mattia Serrone