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Lo street food napoletano: un fenomeno gastronomico

Napoli in questi anni ha saputo accogliere al meglio l’affluenza turistica che l’ha assediata e lo ha fatto evolvendosi, studiando e attuando, nonché riproponendo, nel miglior modo possibile, quella cucina tanto povera ma al contempo tanto decantata da personaggi di fama quali Vincenzo Corrado, nonché lo studioso Ancel Keys, della traduzione.

Inventiva Napoletana

L’idea funzionale è stata proprio quella di utilizzare al massimo ingredienti come ortaggi, legumi e grano, con prezzi mediamente modesti, esaltando al massimo il loro saporo. Il vero e proprio savoir-faire dei napoletani, nonché la fonte del reddito, è proprio lo storytelling, l’esposizione, e lo stesso gioco di parole derivate dal dialetto napoletano, che incuriosisce il turista a scoprire e ad abbandonarsi a trecentosessanta gradi in questa immersione culturale.

Napoli, al giorno d’oggi, non è più esclusivamente “la città della pizza del sole e del mandolino”, ma adesso si fa forza di un genere molto più ampio che trova forse la sua massima realizzazione proprio in quel ragù domenicale ancor oggi preparato. La chiave di volta sono i piatti poveri, parte integrante della tradizione, offerti però in una maniera rivisitata. La gente accorre da ogni angolo del mondo pur di degustare la cucina napoletana, nonché la pizza stessa, ovviamente. Questo prodotto, però, è forse quello che ha subito il più drastico dei cambiamenti. Anche la pizza, infatti, si è vista investire da quella riforma che la stessa cucina aveva subito trent’anni or sono: l’introduzione del termine e del concetto di gourmet. Ebbene questo fenomeno ha diramato la visione della pizza, dividendola così in due macro-arie: la pizza a “ruota di carro” e la nuova versione di pizza 2.0, detta anche “pizza a canotto”.

La prima versione è quella storica e che tutt’oggi viene offerta nella medesima forma, nella pizzeria centenaria Da Michele, con una filosofia ben precisa: datosi che l’offerta della pizza a “ruota di carro” si limita alle due pizze di margherita e marinara, l’idea vuole essere quella di trasmettere la continuità di una tradizione che ha un legame quasi viscerale con questo popolo. I cultori di questa tipologia di pizza ritengono inoltre impropria la seconda versione. La pizza 2.0 infatti, nasce invece con l’idea di creare qualcosa di sofisticato nonché provare a dare un tocco di  innovazione in termini di impasto con la sua alta idratazione e digeribilità. Questa versione è volta ad offrire percorsi di degustazione, attraverso pizze con condimenti studiati e ricercati, con l’obiettivo di affascinare e stupire il commensale grazie l’exploit di sapori (Mattozzi & Mattozzi, 2021).

Lo street del food napoletano

L’evoluzione culinaria però non si è limitata solo a questa categoria ed ha investito anche tutta Via Toledo, la famosissima via del centro storico di Napoli che potrebbe essere definita  “Via del fritto” per la quantità di street food li presenti. I crocche, i cuoppi di alici e gamberetti, le frittatine, qui, in questa via, la fanno da padrone; per non parlare poi delle pizzette e delle montanare. Il tutto rigorosamente fritto in un vero e proprio peccato di gola, piacere che, almeno una volta nella vita, bisogna togliersi. Altro settore che ha altrettanto saputo crearsi il proprio spazio è quello della pasticceria napoletana. Sfogliatella e babà sono i capostipiti indiscussi, ed in alcuni casi, sono anche offerti in una maniera totalmente innovativa (profana per i più innovativi). 

È questo il caso della sfogliatella salata del brand “Cuori di sfogliatella” che ha saputo diversificare il mercato. Ciò che ha preso realmente quota però sono i fiocchi di neve di “poppella”, una pasta brioche molto soffice con crema dagli ingredienti sconosciuti ed una spolverata di zucchero a velo. Nonostante sia un prodotto nato durante la Seconda guerra mondiale nei rifugi sotterranei, è negli ultimi anni che ha preso valore.

Ritorno alle origini

Il dulcis in fundo lo si deve poi alla riscoperta della “gassosa a coscie aperte” un vero e proprio toccasana per uno stomaco allo stremo delle sue capacità. Una bevanda fatta di acqua, succo di limone, con un pizzico di bicarbonato, aggiunto all’ultimo dall’acquafrescaio con un gesto veloce e deciso, e poi servito in fretta al cliente, che deve sbrigarsi a prendere posizione per evitare che la reazione tra limone, acqua gassata e bicarbonato faccia fuoriuscire tutta la bibita. È chiamata così per via della posizione che bisogna assumere perché il bicchiere colmo fino all’orlo non si rovesci sui pantaloni tocco magico degli acquafrescai[1](www.gamberorosso.it), in grado di sturare le vie metaboliche e riequilibrare lo stomaco. Ritrovata la lucidità, ma rimasta la stanchezza, la si può poi risvegliare con quella “tazzulell’ ‘e cafè” cantata dall’egregio Pino Daniele.


[1] Acquafresciaio: venditore di acque e di diversi tipi di bevande

IT-Alert: l’innovativo sistema di allarme Nazionale per emergenze

L’IT-alert rappresenta l’avanguardia nell’informazione d’emergenza. Una sorta di “avvisatore personale” per chi ha un cellulare, pronto a segnalare situazioni di grave pericolo in una determinata area. Ancora in fase di sperimentazione, il suo obiettivo è ampliare e affiancare i metodi di comunicazione già presenti. Non bisogna pensare all’IT-alert come un’ancora di salvezza, ma piuttosto come un primo campanello d’allarme: una fonte rapida e tempestiva di informazioni cruciali.

IT-Alert, come funziona?

Se ci si trova nell’area di interesse, IT-alert segue lo standard internazionale “Common Alerting Protocol” (CAP), assicurando così una perfetta integrazione con altri sistemi di allarme sia a livello nazionale che internazionale.

Vuoi saperne di più sui rischi specifici in Italia? Visita qui il sito https://rischi.protezionecivile.gov.it/it/ e per conoscere le buone pratiche di protezione civile, a questo link : https://www.iononrischio.gov.it/it/

Quando e perché si attiva?

L’IT-alert non suona per ogni piccolo contrattempo. Seguendo la Direttiva UE 2018/1972 e il Codice delle comunicazioni elettroniche italiano, scatta solo in situazioni gravi o di potenziale catastrofe. Ma, al momento, è in modalità test, con un’attenzione particolare ad eventi specifici e ben definiti.

Eventi monitorati

La fase pilota dell’IT-alert sta affrontando una lista precisa di rischi, come indicato dalla Direttiva del 7 febbraio 2023:

  • Tsunami causati da terremoti
  • Rottura di grandi dighe
  • Eruzioni dei vulcani come Vesuvio e Stromboli
  • Emergenze nucleari e radiologiche
  • Gravi incidenti in specifici stabilimenti industriali
  • Forti precipitazioni

Chi spinge il pulsante?

In questa fase, il Dipartimento della Protezione Civile ha il controllo. Ma presto, secondo la Direttiva del 7 febbraio 2023, anche altre entità potranno usare direttamente il sistema.

Cosa succede in caso di allarme?

Se ci si trova nella zona a rischio, il telefono squillerà con un tono distintivo. Sullo schermo si leggerà “IT-alert”. Durante questa fase di test, viene chiesto anche di rispondere a un questionario: un modo per rendere il servizio ancora migliore.

Limiti da considerare

Ogni nuova tecnologia ha le sue sfide. L’IT-alert non fa eccezione. Gli imprevisti naturali, le incertezze scientifiche, e i limiti tecnologici possono influenzare l’efficacia. Ad esempio, ci sono sfide nella sincronizzazione tra l’area di allerta stimata e la copertura delle antenne telefoniche. Ciò significa che talvolta alcuni dispositivi potrebbero non ricevere l’alert, mentre altri al di fuori dell’area potrebbero farlo.

Ma ricorda, l’IT-alert non è l’unico baluardo contro i rischi. È uno strumento per sensibilizzare e prepararti meglio.

Come funziona il sistema IT-alert

Il servizio IT-alert si posiziona come un pilastro fondamentale nella protezione civile, agendo come uno scudo informatico per i cittadini. Questo strumento pubblico, essenziale in tempi di emergenze gravi o eventi catastrofici, ha il compito di inviare messaggi ai dispositivi presenti nelle zone a rischio. L’obiettivo? Informare tempestivamente le persone, minimizzando così i rischi individuali e di comunità.

L’innovativa tecnologia “cell-broadcast” è alla base del funzionamento di IT-alert. Se immaginiamo la rete mobile come una vasta tela, ogni punto (o cella) può veicolare un messaggio IT-alert a qualsiasi dispositivo acceso e connesso. Questi messaggi hanno la precisione di un chirurgo, perché possono essere direzionati ad un gruppo specifico di celle, delineando l’area effettivamente a rischio.

In situazioni in cui la rete è congestionata o con campo limitato? Nessun problema. Il cell-broadcast  continua a funzionare impeccabilmente.

Tuttavia, ci sono alcune condizioni che potrebbero impedire la ricezione: dispositivi spenti, mancanza totale di campo o suoneria impostata su silenzioso. E, anche se non è necessario avere un’App specifica, è sempre una buona idea controllare le impostazioni del dispositivo, specialmente dopo un backup o se il sistema operativo non è aggiornato.

Come si adatta IT-alert al dispositivo

La percezione di IT-alert è come un camaleonte, adattandosi a modello, sistema operativo e versione in uso. Ma qui c’è la magia: non c’è bisogno di fare nulla per ricevere questi messaggi salvavita. Persino disabilitando la funzione IT-alert nelle impostazioni del dispositivo, i messaggi arrivano lo stesso. Il sistema assicura l’invio utilizzando la massima priorità.

Privacy al primo posto

Chi è preoccupato per la privacy deve sapere che con IT-alert, si può stare tranquilli. Non viene raccolto, archiviato o analizzato alcun dato personale. Grazie al sistema cell-broadcast, gli operatori telefonici inviano messaggi in modo indifferenziato e anonimo, basandosi esclusivamente sulla posizione geografica.

Questo flusso informativo è unidirezionale. In pratica, il Dipartimento della Protezione Civile e gli operatori telefonici inviano messaggi senza ricevere alcun feedback. E c’è una certificazione di sicurezza: il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha dato il suo benestare al sistema IT-alert.

Vuoi saperne di più? Il provvedimento completo è disponibile qui https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9207188

Sperimentazione

Il sistema IT-alert è in rampa di lancio e, per diversi mesi, è stata costruita la base tecnica che collega le CBE ai CBC dei principali operatori telefonici. Grazie a questo, sono stati effettuati vari test tecnici, come quelli visti durante gli eventi “Vulcano 2022” e “Sisma dello Stretto 2022”. Ora, c’è un’attenzione particolare alla sicurezza del sistema, per assicurarsi che tutto funzioni alla perfezione.

Nel 2022, la sperimentazione è diventata pratica, coinvolgendo i cittadini. Uno dei primi test reali è avvenuto sull’isola di Vulcano dove, durante una simulazione, sono stati inviati messaggi alla popolazione per istruirla su come comportarsi in caso di emergenza. In un evento successivo in Calabria e Sicilia, il sistema IT-alert ha mostrato il suo potenziale raggiungendo oltre mezzo milione di persone.

In più, grazie a un questionario online, si è scoperto che il 96% dei 20 mila partecipanti ha ricevuto il messaggio di allarme come previsto.

Da metà 2023, diversi test regionali sono stati programmati in diverse aree d’Italia, e per la fine dell’anno tutti avranno la possibilità di vedere come funziona IT-alert nella loro regione.

L’idea di IT-alert nasce dall’obiettivo di proteggere la vita delle persone in caso di emergenze. Questo concetto è supportato da diverse normative e direttive italiane ed europee, ed è previsto per diventare uno strumento fondamentale per la protezione civile.

Normative

Per chi è interessato ai dettagli legali, ecco alcune delle principali normative e direttive che riguardano IT-alert e la protezione civile:

Allertamento e sistema di allarme pubblico IT – Alert in riferimento alle attività di protezione civile. Testo coordinato della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 ottobre 2020 con la Direttiva del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare del 7 febbraio 2023

https://www.protezionecivile.gov.it/it/normativa/it-alert-testo-coordinato-dpcm-del-23-ottobre-2020-e-dm-del-7-febbraio-2023/

Direttiva del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare del 7 febbraio 2023 – Allertamento di protezione civile e sistema di allarme pubblico IT-Alert

https://www.protezionecivile.gov.it/it/normativa/direttiva-del-7-febbraio-2023/

Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 ottobre 2020 – Allertamento di protezione civile e sistema di allarme pubblico IT-Alert

https://www.protezionecivile.gov.it/it/normativa/direttiva-del-presidente-del-consiglio-dei-ministri-materia-di-allertamento-di-protezione-civile-e-sistema-di-allarme-pubblico-it-alert/

Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 19 giugno 2020. “Modalità e criteri di attivazione e gestione del servizio It- Alert”

https://www.protezionecivile.gov.it/it/normativa/decreto-del-presidente-del-consiglio-dei-ministri-del-19-giugno-2020—modalit–e-criteri-di-attivazione-e-gestione-del-servizio-it–alert-/

Nicola Gratteri nuovo procuratore capo di Napoli: sfida alla ‘ndrangheta e vita sotto scorta

Nicola Gratteri, 65 anni, ha superato ogni previsione, diventando il nuovo Procuratore di Napoli. Già a capo dei pm a Catanzaro, la sua elezione da parte del CSM per presiedere l’ufficio giudiziario partenopeo è una dimostrazione della sua resilienza e capacità. Questa nomina riempie un vuoto lasciato per diciotto mesi da Giovanni Melillo, ora a capo della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Gratteri, con la sua impareggiabile esperienza, ha conquistato 19 voti nel plenum del CSM.

Chi ha votato Gratteri

L’ascesa di Gratteri non è stata priva di sfide. Tuttavia, grazie alla sua inarrestabile determinazione nella lotta alla ‘ndrangheta, ha guadagnato il sostegno di numerose figure chiave. Questo appoggio non è un caso: Gratteri ha costruito una rete solida con procure in tutto il mondo, grazie alla sua profonda esperienza nell’affrontare il crimine organizzato a livello nazionale e oltre. Con oltre 140 criminali arrestati sotto la sua vigilanza, molti dei quali tra i più pericolosi, ha dimostrato il suo impegno e la sua dedizione. Malgrado queste vittorie, alcune voci critiche sono emerse, specialmente da sostenitori di altri candidati.

Solo un anno fa, Gratteri era sull’orlo di diventare il Procuratore Nazionale Antimafia. Ha affrontato la situazione con franchezza, riconoscendo l’influenza delle correnti nel CSM e scegliendo di rimanere distante da quel circolo. Ma ora, la sua resilienza ha dato i suoi frutti, guidando il più grande ufficio inquirente d’Europa.

Chi è realmente Gratteri?

Ripercorrendo la sua carriera, Gratteri ha mostrato un impegno costante nella lotta alla ‘ndrangheta fin dagli anni ’80. Sopravvissuto a tre attentati nel 1993 e scampato a un altro nel 2005, la sua tenacia non ha limiti. Dai primi giorni come sostituto procuratore a Locri, alle sue attuali posizioni di leadership, Gratteri ha dimostrato di essere un faro nella lotta alla criminalità organizzata. E mentre la sua carriera ha avuto alti e bassi, tra cui una proposta mancata come Ministro della Giustizia nel 2014, il suo nome rimane sinonimo di integrità e determinazione nel panorama giudiziario italiano.

Un viaggio nella sua carriera

La storia di Gratteri serve da monito per chi crede che la lotta contro la criminalità sia un compito impossibile. Con coraggio, dedizione e una visione chiara, può emergere la vittoria anche dalle circostanze più avverse. E ora, con Gratteri al timone a Napoli, la città ha tutte le carte in regola per affrontare i suoi più grandi nemici con rinnovata energia e speranza.

A Capodichino inaugurato spazio espositivo

I passeggeri in partenza dalla scalo napoletano potranno, nell’attesa che sia annunciato il volo da prendere, ammirare alcuni dei reperti del Museo dedicato all’archeologo Umberto Scerrato. L’esposizione comprende un’ampia sezione islamica, cinese, dell’Africa orientale, Vicino Oriente e India. Accanto all’area espositiva è stato posizionato un totem multimediale che trasmette brevi filmati a circuito continuo che illustrano le sedi de L’Orientale e le collezioni museali.

Il rettore dell’Orientale Roberto Tottoli ha spiegato che questo è solo il primo di altri progetti che presto l’ateneo condividerà con Gesac, che gestisce l’Aeroporto internazionale di Napoli. È convinzione dell’amministratore Delegato di Gesac Roberto Barbieri, che l’aeroporto si trasformi sempre di più in un luogo inclusivo, crocevia di culture e linguaggi.

Il rapporto di collaborazione, oltre a promuovere e valorizzare le collezioni museali e la conoscenza dell’Orientale, è destinato a consolidarsi ulteriormente grazie a iniziative come conferenze, summer school e attività di ricerca. Tutto, al fine di migliorare l’esperienza di viaggio dei passeggeri.

Libri scolastici, è Napoli la città più cara

A Napoli è record per il caro libri. Da un’indagine realizzata da Adoc ed Eures in tre grandi aree metropolitane tra cui il Capoluogo campano, Milano e Roma. Ecco cosa ne è venuto fuori: i libri di testo delle scuole superiori di primo grado sono in media di 330 euro a Napoli, di 321 a Milano e di 315 a Roma. Per le scuole secondarie di secondo grado, la spesa media è di 511 euro a Milano, 498 euro a Napoli e 494 a Roma.

Naturalmente, il costo dei libri scolastici varia nei diversi indirizzi. Quello più costoso, secondo lo studio, risulta il liceo scientifico, con una spesa media di 530 euro. A seguire gli istituti tecnici, con 488 euro, e i licei classici dove si spende mediamente 485 euro. Ma non finisce qui, perché occorre sommare il costo dei dizionari di latino e greco, che si aggira complessivamente intorno ai 150 euro. Senza dimenticare la spesa per il materiale scolastico, che può variare di molto in relazione all’indirizzo di studi: si va in una forbice tra i 120 e i 200 euro.

Per le famiglie è un vero salasso

Considerando nucleo medio con due figli in due differenti cicli scolastici di secondo grado, per l’acquisto dei libri di testo e del materiale scolastico si arriva velocemente a 800 euro. Appena, si fa per dire, 442 euro per un figlio che frequenti la prima media e 621 euro per un figlio iscritto al primo anno di una scuola superiore di secondo grado. L’unica nota positiva è che il costo per l’acquisto dei soli libri scende nel corso degli anni successivi, facendo scendere la spesa media annua a 200 euro per le scuole superiori di primo grado ed a 340 euro per le scuole secondarie di secondo grado, sempre solo per l’acquisto dei libri.

Le scuole, dal canto loro, potrebbero contribuire al contenimento dei costi dei libri per le famiglie incentivando azioni di riuso, condivisione e passaggio dei testi tra le classi successive. Cosa pochissimo diffusa. Inoltre, laddove possibile, gli istituti scolastici potrebbero mettere a disposizione testi comuni per le diverse sezioni e creare al proprio interno biblioteche solidali per mettere a disposizione gratuitamente i libri ed il corredo scolastico per le famiglie in difficoltà.

Misure per le famiglie meno abbienti

Esistono, comunque, misure e agevolazioni messe in campo da Stato, Regioni e Comuni per garantire la fruizione dei libri di testo per gli alunni meno abbienti. Risorse che interessano però soltanto famiglie con Isee fino a 13/15 mila euro, arrivando a coprire solo il 40/50 per cento delle spese. Si potrebbero, inoltre, creare misure come avviene per le spese sanitarie, per rendere detraibili dalle tasse le spese per la scuola.

Maturità 2023: studenti alle prese con Moravia, Quasimodo, Angela e Fallaci

Con l’apertura dei plichi del ministero, contenenti le sette tracce della prima prova, sono ufficialmente partiti gli esami di stato 2023. Il primo a pubblicare le tracce è stato il sito specializzato Skuola.net.
Gli ambiti previsti sono: artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale. Tre le possibili tipologie: due analisi del testo, poetico di prosa; tre tracce di testo argomentativo; due temi di attualità. Ci sono Alberto Moravia tra le proposte ai maturando, con un brano tratto da “Gli Indifferenti” e Salvatore Quasimodo, con “Alla nuova luna” della raccolta “La Terra impareggiabile”.
Per il testo argomentativo, una delle tracce riporta uno scritto di Piero Angela, tratto dal libro “Dieci cose che ho imparato”. In alternativa, gli studenti potranno analizzare un brano di Oriana Fallaci, tratto dal libro “Intervista con la storia”. Prende spunto dal libro “L’idea di Nazione” di Federico Chabod, la traccia di carattere storico.

WhatsApp alla Maturità

Si ispira a un articolo del giornalista Marco Belpoliti, dal titolo “Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp” (pubblicato sulla Repubblica nel 2018), uno dei temi di attualità. Mentre richiama una lettera aperta inviata nel 2021 dal mondo accademico e culturale all’ex ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, per la reintroduzione delle prove scritte alla Maturità, un’altra delle tracce.

Salvatore Quasimodo nell’olimpo degli autori più proposti

Secondo il sito Skuola.net, Salvatore Quasimodo entra nell’olimpo degli autori più proposti alla Maturità in era moderna, raggiungendo a quota tre Montale e Ungaretti. Quasimodo è stato proposto nel 2002 e nel 2014, selezionato dai ministri Moratti e Giannini.